Introduzione

Scegliere come argomento della tesi finale ‘La vita dei
Monaci nelle Abbazie Benedettine’ non era stata per
Steven una cosa da poco; e si era preparato ad affrontare
un probabile bel malloppo di documenti... Ma ora che si
trovava nella Biblioteca del Monastero di Montecassino,
in quella che era per quell’Ordine di Monaci l’Abbazia Madre,

stava scoprendo una miriade di documenti inaspettati,
che costituivano una fonte abbondante per il suo
lavoro; e anche se ora si stava preoccupando un po’ per
la mole di quegli scritti da dover poi esaminare, il fatto di
trovarsi di fronte a quei documenti da esplorare, e che per
tanto tempo erano restati quasi sconosciuti a tutti, gli
creava il senso della curiosità e dell’attrattiva verso di
essi. Raggiunta la cima della scala che gli aveva dato la
possibilità di giungere fin lassù, a quello che poteva essere
almeno il decimo piano di quel grande scaffale, Steven
cercò l’ennesimo dei documenti, contraddistinto dal
numero 16567/E...
 ” Vediamo... vediamo... sedicimilacinquecentocinquantadue...
cinquantanove... Più in là!...” e
sospinse pian piano la scala a rotelle verso destra.
“...Sessantasette barra ‘E’: eccolo!” ed estrasse quel
manoscritto ricoperto dalla polvere, che odorava di inusato.
Vi soffiò sopra più volte, ma non riuscì a scorgere la
scritta del titolo; allora, usando la manica del maglione,
passò e ripassò delicatamente sulla copertina; finchè,
sebbene a fatica, riuscì a decifrare il titolo:

DIARIO SEGRETO DI PADRE LAURUS, CHE LASCIO’
IL SUO ESSERE MONACO. DI COME POI RITORNO’ ANCORA
ALLA VITA DEL CONVENTO COME ABATE.

Steven rimase un poco assorto ad osservare quel titolo
piuttosto strano ed anche curioso; si mise poi il manoscritto
sotto il braccio, e prudentemente ridiscese la scala, fin giù,
sul pavimento, dove aveva posto tutti i documenti
da esaminare. Mise quest’ultimo in cima agli altri, e portò
tutto quanto nella sua cella.

All’Abbazia di Montecassino avevano fatto un bel po’ di difficoltà, all’inizio,
prima di concedere a Steven quella cella come alloggio e base per i suoi studi;
poi, però, grazie all’aiuto dello zio, monsignore
della Curia Romana, il giovane studente era stato introdotto
in quel luogo di clausura, anche se con molte
condizioni: doveva far esaminare ogni giorno, ad un
monaco incaricato, ciò che ricavava dall’analisi dei
documenti della Biblioteca; inoltre, non poteva accedere
a tutta la documentazione, ma solo all’archivio ‘divulgabile’,
come l’aveva definito il Padre Bibliotecario
prima di permettere al giovane di entrare in quelle immense sale
piene di libri e di documenti. Mentre ora consumava il
modesto pranzo assieme ai monaci, e dal leggìo posto in
cima al refettorio uno dei religiosi leggeva a voce solenne
un brano della Bibbia, Steven, aiutato dal silenzio che si
frapponeva tra un paragrafo e l’altro della lettura,
pensava a quel manoscritto, l’ultimo trovato, con quel titolo
tanto strano e anche insinuoso da parte dell’Abate interessato:
si trattava di uno dei monaci che se ne era andato dall’Ordine...
uscito dal Convento...poi, diceva quel
titolo, ritornato e divenuto Abate... Un documento certo interessante...
Strano però che i monaci lo avessero lasciato là, nella
zona del ‘divulgabile’, se veramente si trattava
di un argomento del genere. Ma forse non era, nel contenuto,
ciò che dava ad intendere con il titolo...
forse soltanto il titolo era un po’ esagerato. Comunque, Steven si propose
di esaminarlo subito, dandogli la precedenza nell’attenzione
rispetto a tutti gli altri documenti da esaminare. Il
tintinnìo del campanellino che segnava la fine del pranzo
distolse il giovane dai suoi pensieri. Tutti si alzarono,
rimasero chini in silenzio per alcuni istanti;
poi il Padre Abate intonò una preghiera in latino, alla quale si unirono
gli altri monaci; e dopo l’’amen’ tutti quanti si accomiatarono,

andando chi alla cucina per il riordino, chi al
cortile per un momento di passeggio, chi alla stanza di
ricreazione, chi alla propria cella per il riposo pomeridiano...
Steven raggiunse in fretta la sua cella, si sedette
e aprì il manoscritto con ansiosa curiosità... Una breve
introduzione diceva: ‘Questo scritto non so dove finirà,
forse non lo leggerà mai nessuno, a causa dei contenuti
che certamente potrebbero essere considerati irriverenti
verso il nostro Ordine.
Io comunque, nello spirito del Santo nostro Fondatore Benedetto,
scriverò queste pagine,
come testimonianza per me stesso anzitutto; e poi, se è
nei disegni di Dio, anche di fronte al mondo. Di come
Nostro Signore è infinitamente misericordioso,
pieno di grazia e di amore, nonostante quello che io sono, con i
peccati e i limiti che scopro di me stesso’. Steven comprese
già da queste prime righe che il manoscritto era stato
erroneamente lasciato nella zona dei documenti ‘divulgabili’.
Avrebbe dovuto, a questo punto, avvertire il Padre Bibliotecario;
ma la curiosità prevalse, e decise di avvertirlo dopo aver letto tutto quanto...